Pennellate verdi a Palazzo civico

Sfida tra due ambientalisti alleati uno col PPD, l’altro col PS – Entrambi sono contro la gara di motoscafi

Articolo ripreso dal Corriere del Ticino del 23.02.’16
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DOMANDE
1 L’arredo urbano è in fase di ripensamento. Si può insistere il sul concetto attuale, migliorandolo, o va cambiato completamente l’approccio?
2 Una statistica classifica Lugano come la città più motorizzata d’Europa. Quale progetto (già noto o da promuovere) può essere una svolta a favore della mobilità sostenibile?
3 Lugano ha cancellato gran parte della sua storia architettonica e con essa i suoi risvolti sociali. È giusto provare a recuperarla? Se sì, in che modo?
4 Prima delle aggregazioni, diversi quartieri temevano una cementificazione del loro territorio. Si è rivelata una paura infondata o il rischio è tuttora presente?
5 Alberi tagliati e ripiantati: se il saldo è positivo, su cos’altro bisogna migliorare?
6 Di solito i temi ecologici perdono un po’ d’importanza agli occhi della gente nei momenti di crisi: sta succedendo anche a Lugano? Condividete le critiche alla gara dei motoscafi XCat?

Franco Marinotti
9 maggio 1953
Imprenditore
Verdi liberali
1. Ripensare l’arredo urbano è un processo che richiede idee chiare ed omogenee su che indirizzo di sviluppo sostenibile si vuole dare alla città e l’addivenire del suo agglomerato in continua espansione, senza lasciarsi prendere la mano da interventi sporadici e distribuiti sul territorio urbano in modo disordinato e senza una precisa logica di progetto. Quello che ora non c’è a mio avviso è una visione di lungo termine che, per essere realistica, deve necessariamente essere prima di tutto elaborata e condivisa con i cittadini in un percorso investigativo congiunto, che tenga conto delle varie fasce di età, delle loro esigenze ed abitudini. Decisioni sull’arredo urbano passano da problematiche complesse che, ribadisco, vanno risolte nel loro insieme e che coinvolgono la mobilità, la pianificazione del territorio, i piani regolatori, il commercio, lo svago.
2. L’agglomerato del Luganese è in continuo sviluppo, al passo con i mutamenti della società. I progetti a sostegno di una mobilità intelligente e sostenibile esistono e sono stati elaborati, come il PAL2, il futuro PAL3 e il PTL, ma vanno però implementati velocemente perché, in caso contrario, perdono di incisività e validità. Vanno insomma rivisti e riadattati al contesto che muta, pena uno spreco di risorse, poiché si vanno a finanziare opere superate. Tutto ciò – non lo si vuole capire – va a danno dell’economia, senza migliorare in modo sostanziale e duraturo la situazione.
3. I danni sono per la gran parte irreversibili, ma per fortuna il patrimonio architettonico e le relative derivazioni di impatto sociale di una città si tramandano non solo con gli immobili, ma con la promozione e divulgazione della cultura; dunque diamoci da fare in tal senso e concentriamoci sul futuro per evitare che ciò possa ripetersi.
4. Abbiamo assistito ed assistiamo ad una cementificazione sconsiderata ma quantunque legalizzata al servizio di un progresso economico con regole obsolete e questo si può solo evitare con norme chiare in termini di piani regolatori aggiornati e una pianificazione del territorio efficace, che miri ad una densificazione intelligente delle zona abitate con servizi di prossimità e delle vere zone verdi funzionali. Dunque il rischio è presente ed il concetto di quartiere sostenibile ancora latente.
5. Se tagliare serve a migliorare, la natura ringrazia e la popolazione tutta ne beneficia; il progetto di riqualifica della Foce è una valida testimonianza di come poter rendere più vivibile il quartiere di una città. C’è sempre da migliorare per mantenere un giusto equilibrio tra natura e cemento e i progetti che si potrebbero implementare non mancano, come la riqualifica del lungo lago cittadino, il completamento della riqualifica delle rive del Cassarate fino a Cornaredo o il Parco Viarno a Pregassona.
6. La difesa dell’ambiente è una necessità imprescindibile per la nostra sopravvivenza ed in quanto tale non è un’opzione da esercitare a dipendenza delle condizioni sociali, economiche o politiche, perché ne è parte integrante come concetto unico di sostenibilità. Detto questo, una manifestazione sportiva o qualunque essa sia dovrebbe a mio avviso essere valutata non solo nell’ambito della sua impronta ecologica, ma anche e soprattutto in termini di quale messaggio di visione futura verso il raggiungimento di un mondo più sostenibile si vuole comunicare, in particolare ai giovani. A buon intenditor…

Nicola Schönenberger
18 gennaio 1976
Botanico
Verdi
1. Siamo arrivati all’arredo urbano di oggi proprio procedendo per piccoli correttivi. La domanda da porsi non è tanto se il concetto sia giusto o sbagliato, quanto se esista un concetto alla base. Il mio sospetto è che non ci sia. L’arredo urbano del centro città andrebbe ripensato da professionisti, oggi è avulso dalla città. È sbagliato pensare al verde pubblico come a una decorazione che riempie gli spazi vuoti; il verde deve dialogare con il costruito, l’uno non vive senza l’altro, sono entrambi parte integrante della città. È stato così sin dall’antichità, dai primi insediamenti umani della storia. Questo concetto è andato perdendosi nel dopoguerra. Abbiamo smesso di considerare il verde come una componente della città; è diventato una mera decorazione o, peggio ancora, un costo. È indispensabile ridare al verde pubblico l’importanza che ha sempre avuto nella storia dell’architettura, in chiave contemporanea.
2. C’è un nesso diretto con la disponibilità sproporzionata di posteggi privati e pubblici in centro e la scarsa disponibilità di trasporti pubblici. La pedonalizzazione del lungolago è sì un progetto ambizioso, ma se riuscissimo a formularlo come obiettivo, realizzandolo risolveremmo i problemi del traffico di Lugano (oltre che i problemi di attrattività turistica e commerciale del centro).
3. È imperativo. Una città imbruttita è una città impoverita, durevolmente. Se si ambisce ad alla prosperità, la città deve tornare ad essere vivibile e bella. Non si può ricostruire il passato. Ma si deve costruire il futuro con criteri che non siano quelli della logica del «magna magna». Non possiamo più permetterci di distribuire appalti in base alla politica o indire concorsi pubblici dove il vincitore è certo sin dall’inizio. Dobbiamo avere il coraggio di fare salti di qualità e progettare in base a una visione più grande.
4. Brè è un buon esempio: lì si vogliono diminuire le zone edificabili tutelando il quadro del nucleo e il paesaggio. Scairolo è invece l’esempio negativo con un aumento del 20% di potenzialità edificatoria previsto, senza risolvere il vero problema: il traffico. È ancora presto per dirlo. I nodi verranno al pettine nella prossima legislatura, con il Piano regolatore unico.
5. Qualità più che numeri. Un albero secolare possiede un valore per quello che è e per quanto fornisce alla città, un valore molto superiore a quello di un filare di sparuti alberelli. Un albero di una specie particolare, in un luogo particolare, ha un valore diverso di una robinia nel bosco. Quando, per giustificare i tagli, si sciorinano i numeri per dimostrare il pareggio con le piantagioni, è come nascondersi dietro un dito.
6. In futuro la crisi ecologica sarà ben più importante di quella economica, e sempre di più ne sarà la causa. Si pensi al cambiamento climatico, alle polveri fini d’inverno, allo smog estivo, alla gente che scappa alla ricerca di luoghi più salubri, al consumo di territorio: saranno problemi molto più difficili da sistemare e avranno un impatto economico enorme. I temi ecologici non sono dissociati dagli altri, sono integrati. La prospettata accelerazione nell’innovazione della tecnologia dei motori elettrici è stato uno dei principali argomenti sollevati a favore della Formula E da parte dei suoi fautori. Quale tecnologia si vuole promuovere ora con gli XCat? O l’argomento a favore della formula E era solo manipolatorio? Siamo alle solite: un altro evento improvvisato che riempirà la città per un week end, ma che non lascerà indotti sostenibili.

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