Falò nelle Alpi

Questa sera siamo qui riuniti, non solo per festeggiare, ma quasi a voler “esorcizzare” con un simbolico falò, il perpetrarsi di una lenta, inesorabile e sempre più marcata aggressione ai danni del nostro più importante patrimonio: le nostre magnifiche alpi. Un’aggressione che non scaturisce di certo da un intento premeditatamente (auto)distruttivo, ma da una interpretazione riduttiva e non certo lungimirante invece sul legame che intercorre tra lo sfruttamento e la pianificazione del territorio e una gestione moderna ed efficiente della mobilità intesa nel senso più ampio del termine. Ciò crea improvvisazione e confusione sulle strategie da adottare. La mobilità è un elemento essenziale sia per lo sviluppo sostenibile del nostro cantone che, di conseguenza per la salvaguardia delle alpi. Il territorio, in particolar modo in Ticino, è un fattore limitante, e lo spazio dedicato alle vie di comunicazione non può dunque crescere senza limiti all’infinito e necessita di uno sfruttamento ottimale che comporta lo studio anche di nuovi modelli di insediamento per facilitare spostamenti brevi ed intelligenti. Questa sera vorrei insistere sul concetto che le problematiche relative al sovraccarico endemico sull’asse sud-nord non siano da ricondurre al tunnel stradale del San Gottardo ne tantomeno possano essere risolte col suo raddoppio. Problemi che potranno essere risolti solo se inseriti nell’ambito di un progetto su vasta scala di reimpostazione globale della mobilità sostenibile, che tenga conto sia degli impatti futuri generati dalle dinamiche di sfruttamento del territorio che delle ricadute sulla qualità della vita che lo stesso comporterà. Problemi che andrebbero analizzati nel modo più pragmatico possibile tralasciando quelle componenti di carattere meramente emotivo che ormai da lungo tempo ne caratterizzano il dibattito.

Le componenti emotive sono l’effetto della assenza di una corretta informazione, e di deliberata disinformazione, a difesa di tesi e teorie di breve periodo, che non portano con se visioni chiare e programmatiche, sugli effetti futuri delle scelte del presente. Una visione, che si basi su criteri oggettivi di analisi e valutazione di tutti quei fattori insiti alla mobilità quali appunto il territorio, le strade, i mezzi di trasporto, la fiscalità, il traffico e i costi in genere a carico della comunità . Ed ancora, analisi oggettiva significa focalizzarsi sulle ripercussioni che le nostre scelte comporteranno sull’ambiente e sul suo ecosistema, sulla popolazione e la sua salute, sulla crescita dell’economia e del benessere, non solo oggi ma nel futuro, e per entrare subito nel merito specifico del traffico, per l’appunto sulla politica di trasferimento su rotaia. Sono del parere che il dibattito non debba incentrarsi attorno ai tecnicismi dei singoli progetti e/o varianti dello stesso. Anche perché, la valenza intrinseca degli stessi se analizzata disgiuntamente da un contesto più allargato, non viene necessariamente messa in discussione. Ma per il benessere delle generazioni future non serve che le auto passino più velocemente ed in maggior numero attraverso il tunnel del San Gottardo, ma che si trovino invece soluzioni per rendere e mantenere laddove ancora possibile l’ambiente sano e vivibile con l’attivazione di misure fiancheggiatrici di mobilità alternativa che abbiano l’effetto di contenimento e trasferimento del traffico e non quello di accelerarlo.

Questo vuol dire non perdersi in facile ed inutile retorica nell’ argomentare quei fattori determinanti della mobilità quali il traffico, la viabilità, la sicurezza, l’inquinamento, le barriere, il territorio, il turismo e quant’altro per meri scopi di strumentalizzazione ai fini della realizzazione di progetti in apparenza essenziali quanto grandiosi, ma poi a ben vedere fini a se stessi e che non si inseriscono in un contesto progettuale sostenibile di lungo periodo. Abbiamo il dovere di facilitare un accesso trasparente ed incondizionato ai processi conoscitivi, per dare sostanza e certezza ai percorsi decisionali di tutti sul cosa intraprendere e cosa evitare. Il nostro compito perciò deve essere quello di informare, di formare e di responsabilizzare sui temi dell’ambiente e sulle indispensabili sinergie e ripercussioni con l’economia per il raggiungimento di un benessere duraturo. Gli argomenti dunque devono focalizzarsi su una proposta politica nuova che comporti una svolta decisiva nella sensibilità dei cittadini. Monitoraggio continuo, leggi mirate, interventi specifici. La coscienza ecologica e una nuova cultura del consumo sono, ormai, virtù essenziali alla vita e alla sopravvivenza della società.

Modalità di spostamento senza un’impostazione logica, sono oggi alla base dell’annoso grave problema relativo ai convulsi flussi di traffico pendolare inter cantonale e transnazionale che affliggono e stanno soffocando parte del Cantone. Gli sforzi devono dunque incentrarsi verso soluzioni alternative ed integrate quali per esempio una progressiva ridistribuzione della popolazione in prossimità della rete, l’implementazione e potenziamento ovunque possibile della rete di trasporto pubblico, la creazione di un sistema più vasto ed efficace di incentivi per facilitare la nascita di nuove soluzioni tecnologiche a supporto del trasferimento del trasporto delle merci su rotaia, l’attivazione di una fiscalità ecologica quale il mobility pricing, imposte sul consumo in genere, dare maggior trasparenza sulla veridicità dei costi e questi sono solo alcuni esempi. Dunque non necessitano nuove strade, più corsie, nuovi tunnel.

Con Alp Transit siamo di fronte ad un’occasione epocale con un colossale progetto d’ingegneria unico al mondo, che ci vede ai primi posti nel portare avanti concrete soluzioni per permettere alle merci ed alle persone di attraversare la Svizzera in modo veloce, efficiente, sicuro ed agevole e garantire sia il sostegno e la valorizzazione della crescita delle attività commerciali che più di ogni altra cosa la qualità di vita. Pensate che si sta già lavorando per ridurre da quattro a tre minuti l’intervallo minimo tra un treno e l’altro, e che in tal modo si potranno far circolare dal 2020 (dopo l’apertura del tunnel di base del Ceneri e del corridoio ferroviario con profilo di quattro metri), sei treni merci e due treni viaggiatori per ora e direzione attraverso il nuovo tunnel. No, lo ripeto non abbiamo bisogno di nuove strade e raddoppi di capacità attraverso le alpi. Sappiamo che il progetto è ancora incompleto affinché possa realmente ritenersi efficace e risolutivo e grossi sforzi di progettazione dovranno ancora essere fatti per coprire la tratta di Alp Transit mancante a sud di Lugano. Ed è esattamente in questa direzione che dobbiamo indirizzare i nostri sforzi futuri. Se come purtroppo sembra, nell’immediato non si dispone di sufficienti risorse economiche per il completamento a sud di quest’opera, tutti i vari progetti nell’ambito della mobilità attualmente allo studio e quelli che verranno in seguito vanno fatti convergere in un’ottica programmatica che tenga conto che questa tratta mancante si dovrà portare a termine. Questo inevitabilmente significa che vanno ripensati da subito tutti quei progetti che in apparenza sembrano risolutivi ma che di fatto lo sono solo in apparenza e che ci allontanano inesorabilmente dagli sforzi che abbiamo iniziato ad intraprendere.

Il Ticino è un inevitabile corridoio di transito, e dunque come possiamo pretendere di non cedere alle pressioni avanzate dalle lobbies europee di sfruttamento del nostro territorio per il transito delle merci su gomma attraverso le alpi con i conseguenti danni che ciò arreca se non abbiamo noi, prima di tutti una chiara visione a lungo termine che identifichi precise alternative da opporre ai paesi europei nell’ambito di un corretto utilizzo delle vie di comunicazione a sud ed a nord delle alpi, sostenibile, rispettoso dell’ambiente e della salute pubblica quali per esempio il completamento ed il consolidamento dei progetti di trasferimento su rotaia ? Un modo c’è: non permettere che risorse vengano distratte da questo progetto.

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