Crescita sostenibile in sintonia con l’economia, la società e l’ambiente – Intervista CdT

Vi ripropongo l’intervista apparsa ieri sul Corriere del Ticino. Buona lettura!

 

Il vostro obiettivo è raggiungere almeno un seggio in Parlamento, ma vi presentate con una lista composta da soli nove candidati. Non è una partenza arrendevole?

«Arrendevole non direi, anzi è una punto di forza. Abbiamo selezionato le persone in grado di dare un forte valore aggiunto, senza a tutti costi voler riempire i 90 posti. Sono nove candidati molto motivai, che si immedesimano al 100% con le nostre linee guida che hanno assimilato appieno il nostro concetto politico. Certo sarebbe stato meglio averne 90 con le stesse caratteristiche dei nove, ma non è così semplice trovare persone che hanno la disponibilità di mettersi in gioco».

Non era ipotizzabile una lista comune con i Verdi di Savoia?

«Ci sono stati vari colloqui con Savoia e da parte loro è stata fatta un’offerta di una possibile alleanza. Ma alla fine abbiamo pensato che tutto sommato per noi era più strategico correre da soli. È la prima volta e siamo convinti che possiamo meglio presentare le nostre proposte da soli. Ci sono poi dei fattori che non collimano con i Verdi, delle differenze abbastanza marcate. È meglio correre il rischio di avere meno successo, ma di essere interamente responsabili di successi o insuccessi».

Quali i fattori che non collimano? Quello che ha pesato di più nella scelta?

«Quello che più pesa penso sia una differente interpretazione nel concepire la crescita. Loro sono più per una sorta di decrescita , noi siamo invece per una crescita sostenibile in sintonia con l’economia, la società e l’ambiente. Partiamo da due concetti diversi e non nego comunque un’altra componente:

un modo di fare politica che una certa parte dei Verdi ha scelto che francamente ha poco a che vedere con il nostro modo di fare politica. Noi siamo più pragmatici e intendiamo risolvere le situazioni senza creare scontri continui e senza quell’approccio riduttivo e populista ai problemi».

Qual è dunque la vostra ricetta per il problema-traffico?

«Il problema del traffico ha varie sfaccettature e una delle più importanti è quella che concerne la pianificazione del territorio. Bisogna ripensare i piani di traffico regionali, compresi quelli transfrontalieri; aumentare il servizio dei trasporti pubblici e fare in modo che vi sia meno necessità di spostamento. Le aziende devono prendere in manola gestione della mobilità promuovendo il car pooling e il car sharing e avere degli orari più dinamici per non concentrare il traffico. E poi mancano delle visioni: non bisogna concentrare tutte le aziende in un’unica zona. Da Biasca in su ci sono ancora tante aree dismesse che potrebbero essere utilizzate per facilitare l’insediamento di aziende ad alto valore aggiunto».

Al momento di presentare le liste avete aggiunto Ticino (che il Governo vi ha fatto togliere per il troppo rischio di confusione): era più per sottolineare l’identità ticinese o per allontanarsi dal partito a livello nazionale? 

«Assolutamente no, siamo vicini al partito nazionale. Era per dare una valenza più ticinese, volevamo far capire che i verdi liberali del Ticino si occupano dei problemi locali. Un modo di identificare l’appartenenza al Cantone. Aver perso Ticino non è però così tragico, ma avendolo sarebbe stato meglio».

 

Dopo il fallimento dell’iniziativa federale per abolire l’IVA e introdurre una tassa sull’energia la vostra credibilità che fine ha fatto?
«Non credo ci sia nessun problema di credibilità. Certo è stata una batosta ma non la vedo come una disfatta totale. È un punto di partenza per intavolare un dialogo perché dietro all’iniziativa, forse un po’ troppo ”radicale”, ci sta un altro concetto che prima o poi va preso in considerazione. Bisogna iniziare a pensare a sostituire un certo criterio di fiscalità perché, da noi, una percentule rilevante va a toccare il lavoro. E questo frena l’economia. La nostra proposta andava proprio nella direzione di sgravare l’economia oltre a salvaguardare l’ambiente».

 

Ultima domanda, il Ticino ha bisogno del raddoppio del San Gottardo?
«Assolutamente no ed è fuori contesto. Adesso dobbiamo concentrarci su AlpTransit e si spera che venga usato per il trasferimento delle merci su rotaia. Ciò che sgraverebbe il traffico sotto il tunnel e ridurrebbe i pericoli generati dal traffico pesante legati alla sicurezza. Due tubi, ora come ora, non risolverebbero quello che si pensa dovrebbero risolvere».

 

Scarica il pdf dell’articolo CdT: https://francomarinotti.ch/wp-content/uploads/2015/03/CDT_20150316_8.pdf

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