Un’economia verde e moderna

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Un’economia verde e moderna
Che ci sia una sempre maggior presa di coscienza da parte della politica, dell’economia e della società civile in genere sulle necessità impellenti di agire in termini di migliore gestione delle risorse naturali è indiscutibile e risultati di rilievo sono stati ottenuti in particolare nell’ambito del riciclaggio, ma lo è altrettanto la certezza che accumuliamo ritardi e che i processi implementativi sin qui adottati incentrati vieppiù sulla sola azione volontaria, così come auspicata dal governo e preventivati per un prossimo futuro, sono insufficienti, e mancano di progettualità strategica definita, di regole condivise e di obbiettivi ravvicinati e chiari.
Trovo una conseguenza logica quella come richiede l’iniziativa di stabilire condizioni quadro e dunque iscrivere regole e metodologie per il raggiungimento degli obbiettivi di impronta ecologica 2050 nella costituzione, un atto di forte di responsabilizzazione, coerenza e determinazione e ciò non significa nel modo più assoluto l’imposizione di condizioni di dirigismo, di burocrazia e di regolamenti superflui quali i paventati freni all’economia, se non invece un chiaro sostegno alla competitività di imprese con una produzione all’avanguardia con conseguente creazione di posti di lavoro e specificità, e dunque un impulso all’economia tutta. Per questa ragione sostengo personalmente e sosteniamo come partito dunque l’iniziativa.
Qui non significa conferire allo Stato poteri per porre barriere o restrizioni, bensì dotarlo di mezzi per emanare linee guida o condizioni quadro mediante azioni chiare a sostegno degli obbiettivi comuni da raggiungere, in sintonia e nel rispetto del concetto di sussidiarietà e ciò solamente nel caso di ritardi accumulati nel raggiungimento degli obbiettivi. È impensabile raggiungere traguardi di tale portate settorialmente e non con una politica di insieme che coinvolge tutte le parti interessate al processo. Non è neanche pensabile di raggiungere obbiettivi in modo graduale, senza obblighi di sorta e senza linee guida prestabilite, come nel caso di un qualunque progetto, ed è quello che si pone l’iniziativa
Certo questo traguardo implica sacrifici e l’assunzione di costi non indifferenti, ma sappiamo anche che ci sono validi strumenti a disposizione che possono essere adottati dalla Confederazione, così come contenuti nel testo dell’iniziativa, quali:
– le politiche di natura fiscale mediante un ribilanciamento mirato dei prelievi fiscali senza aumento generalizzato del carico, ovvero, la fiscalità ecologica. Inutile appesantire il battello quando è sufficiente riposizionare il carico. Questo non significa un aumento incondizionato e lineare delle tasse. Ma invece un utilizzo moderno ed innovativo dell’imposizione per cambiare le abitudini, e far contribuire chi consuma risorse non rinnovabili ai costi di investimento in produzioni che utilizzano invece risorse rinnovabili. Questa componente fa parte integrante della nostra politica verde liberale ed insistiamo ad ogni piè sospinto perché non si rallenti questo processo di rinnovamento di politiche di fiscalità ecologica che si tende a spostare in la nel tempo, anche nel contesto della svolta energetica sulla quale il pvl chiede da tempo maggior determinazione;
– le politiche di incentivazione che a differenza delle politiche di sussidio non pesano sul bilancio dello Stato, e non affossano l’economia;
– il sostegno all’innovazione per ridurre la dipendenza dall’estero.
Sappiamo quanti posti di lavoro crea l’industria del settore cleantech rispetto a quelle che consumano risorse non rinnovabili per la produzione di beni non conformi agli obbiettivi che ci poniamo. Sappiamo anche che con atteggiamenti ed abitudini ai consumi più sostenibili abbiamo un margine ridotto di sprechi di risorse. Riparare invece che sostituire, ed aumentare la vita dei prodotti. Questo non va contro l’economia. Riparare significa dar lavoro, sostituire significa creare rifiuti e dare lavoro all’estero.
– politiche più attuali sui processi produttivi per un utilizzo più attento delle risorse, che hanno la funzione di ritornare parte di questi costi alla collettività in termini non solo di ricadute economiche e di abbassamento dei prezzi e dunque benefici già oggi facilmente misurabili, ma soprattutto in termini di identificazione di un
– indice di qualità della vita in aggiunta all’attuale PIL come nuovo auspicabile strumento di misurazione del benessere ovvero della crescita e sviluppo da adottare.
Un’iniziativa moderna dunque, che ci accompagna nel cammino verso un cambio generazionale di modello economico alla produzione e di abitudini ai consumi più attuale e consono alle necessità di salvaguardia ambientale e di più efficiente gestione delle risorse che sappiamo essere limitate.

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