Sul CdT alcune riflessioni sul global compact sulla migrazione e sulla sua non firma da parte di alcuni Stati…

Patto mondiale sulla migrazione

23 obbiettivi e 10 principi elaborati da 192 stati ed enunciati in un documento di circa 40 pagine di approfondimenti per la stesura di “linee guida” per la gestione condivisa e ordinata di un fenomeno, quello della migrazione.

Fenomeno che come ben sappiamo è strutturale e di portata epocale ed universale e non più solamente un’emergenza temporanea e locale, che va dunque risolto con un approccio di lungo termine e misure che tengano in considerazione tutte quelle variabili di forti mutamenti sociali, ambientali e geopolitici che di fatto ci presentano un contesto che ci trova viepiù impreparati.

Mi riferisco al Patto Mondiale Per la Migrazione, che dopo un’attenta lettura, ci si rende conto che  di “patto” nel vero senso del termine non si tratta, bensì di un’analisi approfondita e estremamente realistica che mette nero su bianco l’intero processo che da origine ai flussi migratori, e dunque non di impegni vincolanti.

Sono senza eccezione alcuna elencati gli obbiettivi minimi da prendere in considerazione per elaborare in maniera etica e razionale le procedure da mettere in atto per la gestione del fenomeno in modo collegiale tra tutti gli stati firmatari.

Un presa d’atto su tutta una serie di azioni che ancor prima di occuparsi dell’accoglienza in quanto tale, possono essere intraprese per anticipare i flussi e trarne il più possibile benefici sia per chi fugge che per chi accoglie.

Il vero impegno se di ciò si può parlare è quello semmai di non nascondersi dinnanzi a dei principi fondamentali della convivenza civile tra i popoli, quali l’eliminazione delle discriminazioni, il rispetto delle differenze, l’integrazione, la coesione sociale e l’inclusione, il rispetto dei diritti alla salute, il diritto al lavoro ed ancor prima alla formazione, la parificazione degli attestati accademici conseguiti e il riconoscimento dei percorsi professionali, il combattere le tratte ed il traffico illegale di esseri umani, il garantire prestazioni e sicurezza sociale, il garantire la non separazione dei bambini dalle loro famiglie.

Principi questi che a mio avviso esulano e vanno oltre le classificazioni aleatorie sulle ragioni che portano alla decisone di abbandonare un luogo per un altro, guerra, clima, lavoro.

Il documento fornisce inoltre una serie di indicazioni/obbiettivi che si susseguono alla stregua di forti suggerimenti da implementarsi nell’ottica far fronte e organizzarsi a monte e cioè preventivamente al fenomeno, come per esempio rafforzare il diritto all’informazione mediante una più incisiva attività consolare e non solo, predisporre registri aggiornati per facilitare  eventualmente l’accesso a manodopera specializzata in caso di necessità, attivare campagne di sensibilizzazione della popolazione sul fenomeno della migrazione e tanto altro ancora.

Un documento questo, che aldilà degli obbiettivi  che gli stati si prefiggono di raggiungere in quest’ambito, dovrebbe essere letto da tutti i cittadini così da acquisire quella necessaria sensibilità senza la quale è impossibile la reale comprensione del fenomeno evitando così di essere sottoposti a pericolose ed inutili strumentalizzazioni da parte di chi ha scelto come arma di convincimento, la paura invece che l’informazione.

Senza entrare nel merito agli obblighi più o meno contrattuali derivanti dal documento stesso da parte dei singoli stati,  penso che la radice del pensiero che ha portato alla identificazione di tali obbiettivi, dovrebbe essere, questo si, “vincolante” per ogni donna e uomo del pianeta che abbia una coscienza civile, etica e democratica ed a cuore gli aspetti fondamentali sui quali si basa la convivenza pacifica e duratura.

Firmare significa prima di tutto mettere la parola basta al nascondersi dietro assurdi preconcetti che fanno chiudere gli occhi difronte alle terribili immagini alle quali siamo ormai assoggettati quotidianamente, che sono testimonianza di come i fatti del mondo siano stati gestiti sin d’ora alla stregua del mero raggiungimento economico dei pochi in barba al destino dei tanti, depauperando interi continenti rendendone impossibile la sopravvivenza.

Firmare significa iniziare a prendere coscienza, di questo prima di tutto si tratta.

Franco Marinotti

Membro e co-fondatore

Verdi liberali Ticino

Co-vice presidente

Numes Ticino

 

Pacte mondial sur les migrations

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