Rivedere la fiscalitá in senso piú ecologico

Riprendo un articolo pubblicato sul Giornale del Popolo il 06.03.2015.  Una valutazione sul percorso e sugli obiettivi prefissati dalla Confederazione per la svolta energetica e la riduzione di gas serra.

 

A che punto siamo del percorso così come stabilito dal governo federale con obbiettivi di raggiungimento 2020,2030 e 2050, della svolta energetica e di riduzione di emissioni di gas serra e quali i compiti ancora inevasi ?

Le azioni fin qui intraprese dalle autorità non sono sufficienti e malgrado stiamo prendendo coscienza consumando relativamente meno energia per ogni franco di performance economica, mancano tuttavia ancora passi concreti in termini di efficienza energetica (traffico automobilistico individuale, risanamento degli edifici e consumo elettrico delle economie domestiche) e stiamo dunque accumulando notevoli ritardi nella produzione di energia rinnovabile. Tesi confermata dall’indice di svolta energetica www.index- tournantenergetique.ch

E’ dunque ora di intervenire senza indugi ed in modo risolutivo nella difesa dell’ambiente, ed abbiamo un valido strumento per contribuire ad accelerarne i processi: quello della leva fiscale. A confermare questa nostra tesi lo sostiene in un suo recente rapporto il FMI che suggerisce come unica alternativa ora possibile quella di indirizzarci verso una nuova fiscalità ecologica mirata che disincentivi i consumi di energia non rinnovabile senza però allo stesso tempo aumentarne il prelievo generalizzato penalizzando con ulteriori aggravi la collettività e l’economia. Intervenire in modo risolutivo significa liberare risorse per metterle a disposizione di quella parte di economia disposta ad investire per una crescita sostenibile.

Una fiscalità moderna basata sugli incentivi, perché tassare da una parte per poi elargire dall’altra inutili sussidi non porta da nessuna parte.

La soluzione è togliere l’IVA che grava eccessivamente sull’economia, ma anche sui bassi redditi per sostituirla con un’imposta ecologica il cui prelievo si basa in modo circoscritto solo sui consumi di energia non rinnovabile e garantisce negli anni un impatto neutro per la casse dello Stato. I benefici sono quelli di realizzare il traguardo di protezione ambientale ai minori costi per la società e l’economia abbassando il peso fiscale di una tassazione più ampia e non risolutiva per i nostri scopi facendo partecipare in questo modo a chi consuma energie dannose al nostro ambiente, ai costi del processo di svolta energetica verso fonti rinnovabili. Dunque anche una componente etica.

L’effetto per il paese sarà un incentivo alla produzione locale ed in particolare nel cleantech, con una conseguente garanzia di indipendenza nei confronti dell’estero e soprattutto di paesi instabili, e dei rischi di delocalizzazione.

Nel breve termine la Svizzera avrà come obbiettivo dichiarato quello di contenere le emissioni di CO2 del 50% entro il 2030 come annunciato da una recente nota diramata dal DATEC.

Un aumento generalizzato dei costi che graveranno indistintamente su tutta la collettività sono prevedibili a causa degli effetti generalizzati sugli inevitabili rincari applicati sugli oli combustibili e la benzina e sarà auspicabile ed imprescindibile a quel punto per non fermare la locomotiva, il beneficio dello sgravio derivante dall’abolizione dell’iva da noi fortemente sostenuta.

Franco Marinotti

Presidente verdi liberali Ticino

 

Rivedere la fiscalitá in senso piú ecologico – GdP 06.03.2015

 

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