Polo sportivo, si può fare ma…

 

“Ticonotoday del 30 maggio 2020”

La forza devastante della pandemia sembra affievolirsi e darci un po’ di tregua, cala la tensione, si cerca lentamente di ripartire affrontando una nuova difficilissima e delicatissima situazione post lock down, della quale ancora oggi non si conoscono a fondo i futuri risvolti, che dal punto di vista non solo sociale ma anche e specialmente economico, rischiano di fare più danni di quelli strettamente sanitari.
Invece il dibattito sul polo sportivo sembra, a quanto pare, essere estraneo a questi accadimenti e non subire grandi variazioni progettuali, ne di merito che di priorità tra “l’infinito prima” e l’attuale “quasi dopo” Covid 19.
La data del dibattimento in Consiglio Comunale è ormai imminente, e gli elementi strategici,  perno sui quali basare la decisione se procedere o meno, sembrano più che mai fragili e radicati nella loro ormai atavica incertezza, e allontanarsi sempre più dal contesto reale, e da logiche di inserimento territoriale, urbanistico e di mobilità, per citarne solo alcune.
Succede così, è ormai una vecchia storia, la Città deve dotarsi di…e dunque si parte ad impostare i progetti iniziando, per marcare il terreno, dal contenitore invece che dai contenuti.
Questa modalità di procedere, fa si che inevitabilmente essendo incompleti e non esaustivi, quei presupposti contenutistici strategici, quali tasselli essenziali e portanti di lungo periodo, di qualsiasi progetto di infrastruttura che si rispetti, si è portati  per forza di cose, per guadagnare tempo e consensi, ad imbastire a supporto del progetto “architettonico/ingegneristico”, che di fatto lo rendono nel suo insieme ancora più nebuloso, tutta una serie di ipotesi e percentuali di indotto, deboli ed ancora per lo più da verificare.
Di grandi progetti infrastrutturali nati e per fortuna spesso anche scampati, con questi criteri implementativi, ne è piena la storia della nostra Città, ma il contesto era diverso e meno compromesso da fattori sia esogeni che endogeni, che hanno modificato nel corso del tempo la struttura sociale, economica ed ambientale della stessa, ed oggi in modo ancora più evidente e drammatico, a causa della crisi legata al Covid 19.
Non ho nulla contro il progetto in se, e sono convinto che la Città ne potrà certamente beneficiare, ma questo è il momento di mettere in atto nuovi concetti di progettualità e processi implementativi più inclusivi, più attenti e sociali, che si basino su criteri più di ampio spettro, che tengano in considerazione gli impatti a tutto campo di varia natura, sia diretti che indiretti del presente, e ne prevedano quelli futuri;  effetti dunque sul sistema finanziario e sul bilancio, causati dall’impiego e reperimento di risorse economiche, sia pubbliche che private; sull’accessibilità, mobilità, viabilità, traffico, inquinamento e soprattutto sicurezza, a seguito  dell’utilizzo e consumo non previamente pianificato di territorio, con le sue specificità certamente non facili; fino ad arrivare agli impatti sul singolo cittadino,  sulle sue esigenze, libertà, valori ed aspettative sull’impiego di risorse pubbliche, per lo sport nella fattispecie.
Bisogna dunque mirare a progetti più sociali, più sostenibili e più al passo con i tempi e responsabili.
Vedo nella fattispecie invece, poca chiarezza nei criteri di conformità dei presupposti di fattibilità di base, titubanza nell’identificare i reali impatti futuri , mancanza di comunicazione e condivisione con la cittadinanza, incertezze nella quantificazione e nel metodo di reperimento delle risorse, il dubbio inserimento di rilevanti elementi immobiliari aggiuntivi da utilizzare come merce di scambio per attirare i privati,  le torri, non strettamente inerenti lo sport, e con poca chiarezza e disorganizzazione procedurale sul come riempirle; tribunale, uffici amministrativi, che comunque porterebbero con se inefficienze correlate considerevoli, per il centro città.
Ciò non fa stare tranquilli davvero, crea ombre sulla reale valenza della rivisitazione del comparto sportivo in quanto tale, così come concepita, e sulla conseguente capacità di mantenere ed assicurare efficienza operativa negli anni; si allontana dalle aspettative della cittadinanza e va a scapito delle certamente buone intenzioni originarie sulla nascita del progetto stesso.
Tornerebbe dunque attuale a mio avviso tal proposta di referendum obbligatorio per spese oltre i 10 milioni.

https://www.ticinotoday.ch/content/franco-marinotti-polo-sportivo-si-puo-fare-ma

 

 

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