Il Gottardo che divide PPD e Verdi liberali. Franco Marinotti minimizza, «non sarà un tema centrale della campagna elettorale»

Articolo ripreso da Ticinolibero.ch

Il presidente dei Verdi Liberali spiega la scelta di congiunzione con il PPD. «Condividiamo il modo di fare politica. Le congiunzioni sono tecniche e strategiche, non ideologiche». E smentisce direttive dalla direzione nazionale

BELLINZONA – Quella fra PPD e Verdi Liberali è stata l’ultima congiunzione in ordine di tempo a venir annunciata. Sino a poche ore prima, i rumors davano il partito di Franco Marinotti vicino ad allearsi con i socialisti, poi un comunicato congiunto con i pippidini ha annunciato la decisione presa. Come mai, dunque, i Verdi Liberali hanno optato per un partito centrista come loro ma con cui vi sono alcune divergenze evidenti, in primis quella sul raddoppio del Gottardo? Per scoprirlo, abbiamo contattato Franco Marinotti.

Voi e il PPD affermate di essere d’accordo su molte questioni, non però sul raddoppio del Gottardo. Non è un tema importante?
«Le congiunzioni non sono tematiche, ma tecniche e strategiche. Con tutti coloro con cui abbiamo discusso, per esempio i socialisti, c’erano argomenti condivisi ed altri no, basandosi su questo criterio non ci si sarebbe congiunti con nessuno. Il Gottardo è un tema fondamentale ma digerito e risolto a livello politico e parlamentare: toccherà al popolo decidere, e non sarà dunque un tema strategico per le elezioni nazionali. Quando sarà il momento si farà la campagna per questo, non capisco la liaison che lei evidenzia. Vi sono anche altri temi sull’ambiente. Il nostro non è un matrimonio, continueremo a portate avanti senza remore la battaglia contro il secondo tubo. La campagna non si ferma certo perché ci siamo alleati col PPD, è la prima cosa che abbiamo chiarito con Filippo Lombardi e il suo partito».

Il vostro partito non presenta nessuno per la corsa agli Stati, sosterrete Lombardi oppure opterete per candidati “anti-raddoppio” come possono essere Savoia o Malacrida?
«Parlare solo del raddoppio del Gottardo è riduttivo, la nostra è una strategia a più ampio respiro, anche futuro. Non saprei cosa risponderle, non vedo oltretutto l’utilità di questa domanda».

Cosa vi ha “offerto” il PPD più del PS?
«Abbiamo deciso di non congiungerci col PS perché non avremmo avuto nessun tipo di vantaggio strategico e tecnico, non ci sarebbero stati ritorni importanti. Col PPD invece vediamo un discorso su più ampia scala a livello nazionale e parlamentare: i due partiti hanno fatto gruppo dal 2003 al 2007, combattendo assieme diverse battaglie parlamentari. Ci sono temi che condividiamo con loro, sono posizionati al centro come noi, sono attenti all’ambito ambientale, declinano società e ambiente e sono pragmatici. Ravvisiamo delle vicinanze di politica programmatica, sia cantonale che nazionale».

Il PPD schiera però candidati con posizioni molto lontane da quelle ambientaliste, come Fabio Regazzi, sicuramente più distanti dei vostri temi rispetto per esempio a Marina Carobbio…
«Non siamo sposati col PPD. Anche loro hanno delle insofferenze su alcuni temi, così come sarebbe successo col PS. Non sono state fatte scelte sulla base contenutistica o ideologica. Se dovessimo guardare solo la pura ideologia, ci sarebbero state differenze più marcate col polo di sinistra. Poi che il PPD a mio avviso in Ticino faccia talvolta politica in modo troppo di destra, o spostato verso destra, non è un motivo per non fare la congiunzione».

Vi siete congiunti soprattutto perché è partita una direttiva in tal senso a livello nazionale?
«Smentisco quanto già si vociferava ieri. Non sono arrivate direttive, noi siamo la sezione cantonale di un partito nazionale. In un ambito che è quello delle elezioni nazionali secondo me è serio operare una strategia a livello globale, ma non abbiamo ricevuto nessun tipo di diktat. Abbiamo parlato con la direzione nazionale, con cui è comunque più che logico che si discuta. Sono state fatte delle ipotesi, e confermo che il partito nazionale riteneva più interessante una congiunzione col PPD a livello strategico e globale, dato che c’è con loro una collaborazione, rispetto ad una col PS. Ma non si tratta di direttive, i Verdi Liberali non sono gestiti in quel modo».

Molti sostengono che Savoia (e i Verdi) si siano spostati a destra, verso la Lega. Chi è più di sinistra in Ticino, i Verdi o i Verdi Liberali?
«Noi siamo di centro, e miriamo a costruire un polo progressista che abbia come centro l’ambiente. Non penso sia una questione di collocarsi più a destra o più a sinistra. I Verdi non sono solo Sergio Savoia, bensì un piccolo grande partito con varie correnti e persone con politiche diverse. Per ciò che concerne Savoia, porta avanti dei temi su molti dei quali c’è condivisione (e parlo a livello personale), ma con un atteggiamento talmente populista da apparire di destra, o quanto meno un populista. Sembra, oppure è davvero così, che lo faccia per meri scopi elettorali».

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