Due “SI” liberali

Abbiamo buttato al vento 60 anni di lotta ideologica e non solo, contro guerre e armi; studenti, artisti, attivisti, politici ed imprenditori illuminati si sono messi in gioco, hanno lottato portando avanti idee ed azioni, tutto invano.

In verità pur non volendo entrare in grandi ed estenuanti polemiche, e pur rispettando certamente i pareri di chi la pensa diversamente, tengo comunque a precisare che i miei due SI sui temi in prossima votazione, quantunque giudicati ahimè proprio dai partiti che si definiscono liberali, quale ideologia di stampo anticapitalista e sinistrorsa, derivano invece proprio da una forte convinzione di appartenenza ai principi ed al pensiero liberale autentici che hanno sempre accompagnato il mio percorso politico ed in generale il mio approccio pragmatico ai problemi di carattere sia etico che sociale ed ambientale che ci circondano. Dunque considero in quanto tale il giustificare il NO alle due iniziative popolari, l’una per imprese responsabili e l’altra per il divieto di finanziare produttori di materiale bellico, incongruente se non addirittura strumentale e di certo non consono con questa linea di pensiero.

Lo so…essere liberale nel senso più ampio del termine è complesso, e fare compromessi politici è difficile, certamente più facile profilarsi come tale senza però assumersi le responsabilità che ciò implica, sdoganando teorie economiche in nome di un purtroppo falso liberalismo di mera facciata, privo di contenuti e di visioni. Apparentemente il concetto di liberalismo è sempre più preso abilmente a prestito, per giustificare comportamenti spesso di dubbia etica sociale e di immobilismo politico, rivendicando come unica soluzione alle sorti pacifiche del mondo, la libertà d’impresa senza limiti e regole e senza controlli e regia di Stato in un clima di “laissez-faire” generalizzato, come unica soluzione che definirei “liberista” e certamente non “liberale” per il raggiungimento di un benessere collettivo. Reputo questo approccio assolutamente illiberale, miope, antidemocratico ed irrispettoso dell’umanità intera.

Penso invece che determinati temi di forte impatto etico, sociale ed ambientale, che ora più che mai necessitano attenzione, vadano affrontati di petto e con forza e senza esitazioni di sorta una volta per tutte, se si vuole cambiare il corso delle cose, e dare un futuro sostenibile alle prossime generazioni. C’è sempre si sa una prima volta nelle riforme….e ci sarà sempre chi è scontento e chi magari al momento potrà essere penalizzato. E’ solo però intervenendo concretamente e con politiche trasversali e condivise sul presente che si creano i presupposti per modificare il futuro. Necessitano visioni.

E vanno così conseguentemente evitati comportamenti socialmente a mio avviso insopportabili come per fare un esempio, investire liberamente in nome della separazione dei poteri per altro sacrosanta, e di un’indipendenza costituzionale altrettanto sacrosanta, il risparmio “pubblico” in attività insostenibili da tutti i punti di vista. La nostra democrazia è un esempio nel mondo, andrebbe sostenuta.

Che poi il mio come tanti altri SI non blocchi domani le guerre, ne posso dare atto ma se non si inizia ora a cambiare rotta, non arriveremo mai da nessuna parte, e conteremo i morti giustificandoci con la tesi che se non le produciamo noi, comunque le armi le producono altrove. Le guerre le si combattono con l’economia, non con le armi e questo è ormai più che assodato, e forse proprio l’economia avrebbe l’occasione di rendersi eticamente attiva per il bene della società aggregata. Chissà…

Articolo pubblicato sul portale Ticinotoday del 26 novembre 2020

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