Conferenza – dibattito. Quale crescita per il Ticino?

Il mio intervento:
Atteggiamento fondamentale
Un atteggiamento liberale permette a ciascuno di realizzarsi secondo i propri desideri. La maggior parte di noi aspira a migliorare le proprie condizioni di vita. Da ciò nascono creatività ed innovazione che sono essenziali ed utili a rendere la produzione di beni e servizi più efficienti e la vita più piacevole.
La crescita economica è stata e continua ad essere tuttora parte integrante dell’aumento del benessere nella maggior parte delle regioni del mondo. In Svizzera, per contro, abbiamo già raggiunto un tale livello di benessere materiale, per cui lo stesso benessere percepito dal singolo non aumenta più anche se in presenza di crescita economica. Per questa ragione in futuro la crescita di per sé non può restare quale unico rimedio universale o panacea che dir si voglia. Siamo ormai vicini al punto in cui la crescita dell’uno limita quella dell’altro e dunque la soglia di beneficio della crescita per la popolazione intera inizia a scendere o diventa addirittura negativa. Vanno dunque pensate nuove strutture che permettano un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione svizzera, anche quando in futuro la crescita economica non dovesse più esserci.
Una visione del mondo attenta all’ambiente deve necessariamente ed ineluttabilmente tener conto della limitatezza delle sue risorse naturali; visione che è diametralmente opposta al concetto di crescita illimitata. Per la natura non è determinante quali risorse utilizzi l’uomo, ma piuttosto che danni egli causa all’ambiente in seguito allo sfruttamento delle risorse. Non solo abbiamo scoperto ed utilizzato un numero sempre maggiore di nuove risorse, ma abbiamo anche imparato a sfruttare quelle esistenti in modo sempre più efficiente. In questi termini la crescita può quindi essere giustificabile e sostenibile.
Esigenze centrali
• Risorse: Occorre introdurre in tutti gli ambiti la trasparenza dei costi. Il prezzo delle risorse deve coprire per intero i costi sostenuti per la loro produzione e per il loro smaltimento nonché gli effetti esterni del loro utilizzo. Il riutilizzo delle risorse disponibili diventa indispensabile.
• Natura e pianificazione territoriale: L’ambiente va rispettato e la biodiversità preservata. L’espansione urbana incontrollata deve essere arginata attivamente e le future esigenze dell’uomo devono rivolgersi in prima battuta verso l’interno, ossia verso le zone già edificate.
• Economia: L’economia svizzera va resa sostenibile tanto sotto il profilo ecologico quanto sotto quello sociale. Essa necessita di un buon accesso al commercio e al mercato del lavoro internazionali. Occorre sfruttare in maniera ottimale il potenziale di forza lavoro disponibile sul territorio nazionale attraverso un adeguato orientamento della politica di formazione, di integrazione e della fiscalità. Ricerca e sviluppo vanno promossi.
• Società: Le conquiste della crescita non devono essere limitate a pochi. In considerazione del fatto che l’economia non continuerà a crescere in maniera illimitata, è compito dello Stato creare strutture che consentano di preservare il livello di benessere anche senza una crescita quantitativa.
• Stato: I provvedimenti statali devono rivolgersi in prima battuta ai meccanismi di mercato e all’internalizzazione dei costi esterni. Occorre proseguire la rivoluzione in ambito energetico e una riforma fiscale in senso ecologico diventa imperativa.
• Sociale e demografia: La previdenza (finanziaria) per la vecchiaia e la salute deve ricadere innanzitutto all’interno della stessa generazione. L’età di pensionamento deve essere agganciata all’aspettativa di vita e resa flessibile.
• Informazione: La popolazione va informata circa le conseguenze delle sue decisioni. Le cifre nude e crude, come il PIL, forniscono un quadro incompleto e devono essere contestualizzate insieme ad altri parametri (ad es. come nel Canadian Index of Wellbeing). La politica deve ponderare opportunamente tali parametri e orientare i suoi provvedimenti in tal senso.
Preambolo
E’dimostrato che l’inclusione o la presa in considerazione di tutti i costi esterni (cambi climatici, estinzione della specie, penuria delle risorse, malattie, urbanizzazione) fa sì che l’incremento netto del benessere sia vicino allo zero o addirittura negativo. Ne deriva che la decantata mancanza di alternative alla crescita economica come chiave dell’acquisita sicurezza del benessere venga messa sempre più in discussione.
In relazione alla crescita economica, e nel contesto europeo e nella fattispecie quello svizzero, si possono attualmente riconoscere i seguenti scenari o correnti di pensiero fondamentali:
• Economico liberale: ossia libero mercato ed un’ulteriore costante crescita del PIL sono la miglior ricetta per uno sviluppo del benessere come per l’innovazione e così anche per un mondo ecologico.
• Eco liberale: ossia libero mercato ed ulteriore crescita del PIL, combinato con misure basate su incentivi e promozioni ed in casi estremi leggi e divieti, offrono le migliori possibilità per lo sviluppo del benessere così come per l’innovazione ed un mondo ecologico.
• Orientamento post crescita di stampo eco-sociale: l’ulteriore crescita del PIL mette in pericolo il benessere finora raggiunto e porta conseguenze negative per l’uomo e l’ambiente.
• Orientamento post crescita di stampo economico: per via della struttura della popolazione (invecchiamento, declino), della già alta produttività del lavoro e della decrescente predisposizione della società a sacrificarsi in nome della performance economica, un’ulteriore crescita del PIL è fortemente limitata.
Mentre le prime due posizioni conservano lo status quo, rispettivamente lo adattano continuamente, le ultime due esigono un cambio radicale verso un sistema economico e sociale che è in grado di convivere senza una crescita del PIL, se non addirittura una flessione senza drastiche conseguenze per la popolazione.

La crescita in Svizzera oggi si limita per lo più al settore pubblico o parastatale. Questa è una delle ragioni per cui la produttività non cresce in modo sostanziale. Inoltre, si moltiplicano le offerte di lavoro improduttive. Improduttive perché non vengono prodotti beni e servizi per la società, bensì creati sistemi di controllo e sorveglianza con l’intento di adempiere al crescente flusso di regolamenti e al maggiore bisogno di protezione.

Nonostante questi dati di fatto, la politica svizzera continua ad orientarsi verso il prodotto interno lordo, nel quale, tra l’altro, confluiscono come fattori positivi anche le discutibili forme di crescita appena illustrate. L’argomentazione sostenuta è quella per cui migliorando la concorrenzialità e l’attrattività del sistema Svizzera, si possono mantenere bassi tassi di disoccupazione ed indebitamento pubblico. Le ricette a questo riguardo prevedono un mercato del lavoro flessibile, un’incentivazione degli investimenti, un abbassamento delle imposte e un accesso al mercato unico europeo.
Tuttavia, da qualche anno, proprio in Europa si osserva come i provvedimenti politici volti ad incentivare la crescita non producano risultati degni di nota. La disoccupazione resta irrimediabilmente elevata e i dati congiunturali sono deboli e non costantemente positivi, nonostante gli immensi sforzi degli Stati e la strategia di rischio adottata dalle banche centrali, in particolare dalla BCE. Anche a livello mondiale le prospettive non sono così rosee come dieci o venti anni fa. Soprattutto nell’area asiatico-pacifica le previsioni di crescita vengono continuamente corrette al ribasso. Addirittura la Cina, locomotiva di crescita, non è ritenuta in grado da un numero crescente di economisti di produrre una crescita a breve e medio termine che le consenta di raggiungere in maniera capillare il livello di benessere dell’Europa occidentale, prima che anche in questo paese si produca una rivoluzione demografica (a seguito della politica del figlio unico).

Date queste premesse, è necessario che si discuta su un approccio concreto e radicalmente opposto, il quale prevede un insieme di misure realizzabili a breve e a medio termine per costruire una «società post crescita». In questa prima fase di discussione non si tratta tanto di stabilire un determinato punto di vista, quanto piuttosto di presentare un’alternativa vera e concreta completa delle sue conseguenze positive e negative. Non si intende nemmeno impedire la crescita nel senso tradizionale del termine, bensì ridurre la dipendenza dalla crescita economica per accrescere la qualità di vita intesa in senso lato.

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